Parole sbagliate ed inquietanti/La conferenza stampa di Mario Martone a Venezia

Mazzini con il terrorismo non ha niente a che fare

Suonano inquietanti, sono profondamente sbagliate e antistoriche le parole del regista Mario Martone proferite nella conferenza stampa a presentazione del suo film su Mazzini in concorso a Venezia. Martone ha detto che, per il suo incitamento alla lotta armata, oggi definiremmo Mazzini come un "terrorista"; e perfino che l’Apostolo dell’Unità d’Italia e della Repubblica fosse depositario "di una mistica rivoluzionaria che evoca i sinistri slogan del fondamentalismo islamico". Non meno inappropriato sostenere tali giudizi con il conforto polemico degli argomenti sollevati da Marx ed Engels, che pure con Mazzini ebbero un conflitto teorico che segnò un secolo intero. Allora una precisazione è quanto mai opportuna: il terrorismo del fondamentalismo islamico ha colpito e colpisce indiscriminatamente la popolazione civile. Mazzini era così preoccupato dei bersagli da selezionare che si oppose e condannò l’attentato contro Napoleone Terzo proprio per il rischio di vittime innocenti. Semmai il Conte di Cavour sostenne spregiudicatamente l’attentato contro l’imperatore francese per calcoli di opportunità politica di cui Mazzini aveva orrore. E’ chiaro che Martone non sappia bene di cosa parla. Marx ed Engels, come principali avversari di Mazzini all’epoca, sostennero tutto ed il contrario di tutto. I due sodali cercarono soprattutto di isolare Mazzini confinandolo in una dimensione elitaria che egli non ha mai avuto, e lo testimoniano i tentativi insurrezionali messi in atto e sempre preoccupati di trovare un sostegno di popolo, non di mettervisi contro. Mazzini si può criticare sulla pratica rivoluzionaria più che sulla teoria e i principi. Marx ed Engels, invero, non accettavano la sua idea di "popolo", così come non accettavano la sua idea di nazione. Gli autori del "Manifesto" avevano elaborato una teoria di lotta di classe in base alla quale il popolo stesso veniva diviso, non si univa; e la nazione era considerata un retaggio di un’epoca da superare. Curioso poi criticare i metodi violenti di Mazzini quando si teorizza, come teorizzò Marx, che la violenza fosse la leva principale della storia. Non ci sarà nella storia fenomeno più violento e longevo del comunismo di Marx. La violenza di Mazzini è volta ad abbattere i tiranni, non a ad eliminare interi ceti sociali.

D’altra parte le distanze dalla Rivoluzione francese e dal Grande Terrore sono note nel pensiero di Mazzini e anche nella sua opera politica, come dimostra proprio l’esperienza della Repubblica Romana. I rapporti fra giacobinismo e marxismo sono invece molto più stretti e acritici, e molti giacobini sono dei precursori dei marxisti. Ancora negli anni ‘70 i partiti comunisti apprezzavano Saint Just, il braccio armato nonché grande accusatore di Robespierre.

Indigna, poi, nelle parole di Martone, il riferimento al fondamentalismo islamico, conoscendo la difesa delle idee di libertà fatta da Mazzini rispetto a chi si fa interprete esclusivo del volere di Dio. Il "Dio e popolo" di Mazzini rappresenta una barriera insormontabile per ogni integralismo religioso. Martone sarà anche un buon regista, non ne discutiamo, ma la politica e la storia è meglio che la lasci ad altri. Sotto questo profilo è stata immediata e precisa la replica affidata dal "Corriere della Sera" a Giovanni Belardelli che ha saputo trarre puntualmente la debita differenza fra terrorismo e tirannicidio. Non vorremmo sentire anche il pensiero di Martone applicato alla Resistenza, mai si occupasse della strage di via Rasella. In base ad un punto di vista come il suo, avremmo dovuto sopportare l’occupazione nazista; e i bombardamenti anglo – americani, da Dresda a Milano, sarebbero stati considerati antesignani dell’11 settembre di Osama Bin Laden.

Fa molto piacere che il cinema italiano riscopra il Risorgimento. Un’elaborazione artistica rende accettabili ed interessanti anche le interpretazioni forzose e discutibili, che pure ci sono state in passato, di fatti e protagonisti. Cosa diversa è quando si esprimono concetti tanto improvvidi e strampalati. Auguriamoci che il film di Martone abbia questa forza che il suo regista ha dissolto nella conferenza stampa tenuta a Venezia. Purtroppo il grande pubblico prima del film riceve il pensiero del suo autore che, nel nostro caso, si è presentato come un nuovo denigratore di Mazzini. Per un paese che si accinge a festeggiare un centocinquantenario di un’Unità così difficile, il suo non è stato certo il viatico più consigliabile.

(r. b.)